5 libri per l’Estate

5libriEstateVa bene, l’Estate è ormai agli sgoccioli (non ricordatemelo!), ma i consigli letterari non scadono, giusto?

Ecco cinque libri da leggere sotto l’ombrellone, su una panchina in riva a un lago, davanti a un bel tramonto in montagna…insomma, dove volete! Cinque libri che mi hanno fatto compagnia durante l’Estate (o giù di lì) e che mi va di consigliare.

  • S. Rossini, Podissea (Antonio Tombolini Editore, 2015)

A metà strada tra l’ironia di Stefano Benni e una partita a scacchi con la morte insieme ad Antonius Block, c’è “Podissea”, il romanzo d’esordio di Stefano Rossini, giornalista freelance. Un libro onirico e anche molto ironico, surreale e grottesco che nasce però da un’esperienza reale: un viaggio dell’autore lungo il fiume Po in compagnia di Michele Marziani. E anche il protagonista del romanzo, Marco Alieni, compie un viaggio lungo il fiume più lungo d’Italia alla ricerca del mitico e misterioso storione d’argento. Tra intermezzi avventurosi e strani incontri di ogni tipo (esilarante il capitolo dedicato a un fantomatico bando europeo per ottenere finanziamenti), Marco e i suoi compagni scopriranno che un viaggio è molto più dei chilometri percorsi e che tra il cielo e la terra il legame è più forte di quel che a volte sembra.

  • A. Matteo, Tutti muoiono troppo giovani (Rubbettino 2016)

“Aveva solo 80 anni, è morto giovane”. Alzi la mano chi non ha mai pronunciato o sentito pronunciare una frase simile. Ebbene sì, in Italia tutti ormai muoiono troppo giovani. Cosa ha a che fare questo con la nostra vita e con l’esperienza di fede? Torna ad interrogarsi a partire da questa domanda il teologo Armando Matteo, con il suo sguardo lucido e profondo sulla realtà ecclesiale e sociale. Se la vecchiaia è uno dei principali tabù della nostra società, se ognuno di noi sente di poter disporre di più vite e di potere ad ogni età in qualche modo ricominciare, se la morte viene ostracizzata o negata come potrà far breccia nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo il messaggio cristiano, incentrato sulla morte in croce e sulla resurrezione? La longevità cambia la nostra vita e la nostra fede e ci impone di interrogarci anche sul nostro modo di essere adulti e di educare.

  • G. Bertagna, A. Ceretti, C. Mazzuccato (a cura di), Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto (Il Saggiatore 2015)

Questo libro mi sta accompagnando in preparazione all’evento a cui parteciperò a fine agosto a Camaldoli (Cristiani in Ricerca). È un libro che non racconta solo una storia, ma che realmente fa la storia. È la testimonianza dell’incontro tra familiari delle vittime e responsabili della lotta armata, una testimonianza concreta, dolorosa e liberante di cosa significhi credere nell’idea e nella possibilità di una giustizia riparativa, che è molto di più della mera applicazione di una pena o risarcimento di un danno. Perché, con le parole di Agnese Moro: “La giustizia si occupa del reato ma non del dolore che il reato lascia”. Ed è questo dolore l’unico sentimento da cui ripartire per ricominciare a vivere, per ricominciare ad amare.

  • G. Mazzariol, Mio fratello rincorre i dinosauri (Mondadori 2016)

Leggerezza, ironia, semplicità. Sono i tre aggettivi con cui descriverei questo libro, di un giovanissimo ragazzo di Castelfranco Veneto che merita davvero che gli dedichiate qualche ora del vostro tempo. Accettare la disabilità, soprattutto se riguarda la tua famiglia come in questo caso, è molto difficile. Giacomo non lo nega (ed è questo che mi piace di lui) ma al tempo stesso sa divertirsi e impara a scoprire quanto può essere fantastico ogni giorno condividere la propria vita con un fratellino con la sindrome di down. Perché la sua presenza ti aiuta ad essere più autentico e ad avere uno sguardo diverso sul mondo e sulle persone che ti circondano. E forse sei tu quello che deve cambiare occhiali (Se avete bisogno di un’iniezione quotidiana di dolcezza e buonumore seguite Giovanni e Giacomo, Jack and John, sulla loro pagina Facebook, ne vale la pena).

  • F. e G. Carofiglio, La casa nel bosco (Rizzoli 2015)

Un libro senza alcuna pretesa, se non quello di aiutarci a fare un viaggio nei ricordi e un tuffo nell’infanzia a partire da suoni, odori, sapori (in appendice al libro anche alcune gustose ricette). Potranno cambiare gli scenari, ma in tanti potranno ritrovarsi in qualche modo nelle storie e nelle sensazioni che raccontano i due fratelli, autori e protagonisti di questo libro. Si legge in poche ore, ma lascia addosso un sorriso e il sapore dell’Estate (e una gran voglia, perché no, di trovarsi qualche giorno in una masseria della Puglia).

Avete letto questi libri? Che ne pensate? E avete qualche ulteriore lettura estiva da consigliare?

Scarpe e sogni

“Il Signore benedica i vostri sogni!”

gmg16Rileggendo le parole potenti di Papa Francesco in occasione della Veglia e della Celebrazione con i giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia non posso fare a meno di pensare a quanto i ripetuti inviti del Papa assumeranno autenticamente e pienamente senso solo se quei giovani e tutti noi sapremo dare concretezza a quelle parole e raggiungere quella quota significativa di giovani nel mondo che – per vari motivi – non hanno e magari non avranno mai il desiderio o l’opportunità di ascoltarle.
Il Signore benedice anche i loro sogni? Ne sono convinta, anche se per loro è più difficile crederlo, anche se i loro sogni sono spesso infranti e i loro desideri feriti. Anche se si sentono privi di valore, per niente amabili, paralizzati nelle sabbie mobili di sconfitte che impediscono loro di esprimersi e avere fiducia. Giovani che sicuramente custodiscono nel cuore il desiderio di credere in qualcosa, ma che sono stati delusi dal mondo, dagli adulti e forse – ai loro occhi – anche da Dio stesso. Giovani che non hanno mai sperimentato il perdono o la misericordia.
È proprio a loro che va il mio pensiero in questo momento, perché se il nostro impegno e la nostra dedizione non li raggiungeranno saranno vani anche quei sorrisi, quei gesti, quelle preghiere che hanno reso così preziose le giornate di Cracovia o di Rio, Sidney, Colonia, Parigi, Tor Vergata…
Abbiamo un debito nei loro confronti e non potremo dirci appagati e pienamente credenti se la nostra libertà e la nostra fede non contageranno e non si contamineranno anche con quei mondi, apparentemente distanti, che richiedono per essere raggiunti nuovi sguardi, nuovi orizzonti, nuove scarpe.

[Photo credits: Stefano Antonini]

Sfide dell’umanità, paradigmi di umanesimo

DSCN9101“Sfide dell’umanità, paradigmi di umanesimo” è il titolo della tre giorni di riflessione, studio, confronto promossa dal gruppo ‘Cristiani in Ricerca’ in collaborazione con la FUCI e con il MEIC questo fine settimana al Monastero di Camaldoli. Inserendosi nella cornice ecclesiale più ampia di preparazione al Convegno di Firenze, obiettivo dell’incontro è stato quello di riflettere sulle sfide che l’umanità affronta nel tempo presente in diversi ambiti del sapere a partire da un dato essenziale per i cristiani: riconoscere l’umanità di Dio come centro del Vangelo.

Premessa metodologica è stata una riflessione sul tema della ricerca condotta da Beppe Elia, presidente del MEIC, che ha sottolineato come questa dimensione sia ancora poco presente nelle comunità parrocchiali che tendono ad offrire risposte piuttosto che a stimolare interrogativi, e ha evidenziato invece il valore della provvisorietà, dell’inquietudine (ben diversa dall’irrequietezza) e della diversità. Anche Matteo Ferrari, monaco camaldolese, ha approfondito il tema a partire da una duplice lettura del Vangelo di Marco: un piano di tipo esegetico ricercando tutte le volte in cui la parola “cercare” compare nel testo e un piano più nascosto di lettura del secondo Vangelo come continua ricerca di Gesù, che trova un’unica via autentica di realizzazione nella sequela.

Continua a leggere

“Madri” – Diventiamo maestri di speranza

11149283_866157260097728_6964535485508909819_nIn questa giornata non posso non parlarvi di un libro dedicato a tutte le madri, e non solo. Antonia Chiara Scardicchio, l’autrice, è formatrice e ricercatrice all’Università degli studi di Foggia e mamma di Serena, una bimba speciale. E’ inoltre ideatrice della “HopeSchool”, Scuola di Speranza, promossa insieme alle Edizioni La Meridiana.

“Madri” è un libro che ha avuto un grande successo, tanto da essere stato appena riproposto in una seconda edizione ampliata. Qual è il cuore di questa opera?

Il messaggio del libro muove, posso dire con Ligabue, da “il giorno di dolore che uno ha”: non riguarda dunque soltanto la disabilità di mia figlia Serena ma la sofferenza che, tutti, seppur in forme diverse, attraversiamo nella nostra storia. Ed è il racconto che questo dolore è solo la penultima notizia, perché la croce – come amava ripetere don Tonino Bello – è “collocazione provvisoria”. Questo non significa negare il peso, la fatica, la tragedia. Significa non riconoscergli eternità. Ed è allora – quando il dolore smette di farci credere che è senza scampo – che la vita ci stupisce. “Madri”, per esempio, è nato in maniera del tutto inaspettata, in risposta ad una situazione dolorosa. Il testo che è il cuore del libro lo avevo scritto solo per me ed era nel mio cassetto, a segnare un momento di passaggio nella mia storia. Finché Antonella Chiadini, medico e giornalista riminese dallo straordinario estro, mi ha dato l’occasione di trasformarlo in condivisione, grazie alle Edizioni NFC e alla Fondazione San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile. “Madri” raccoglie anche diversi preziosi contributi: le interviste di Mariangela Taccogna e Alessandra Erriquez, le fotografie di Giovanni Ventura, le illustrazioni di Patrizia Casadei, le opere della scultrice Angela Micheli. E’ dunque un coro, una comunità di voci che racconta che, sì, si può morire anche mentre siamo in vita… Ma le croci al terzo giorno si possono spiantare.

Continua a leggere

I PROBLEMI E I PENSIERI DEI GIOVANI MUSULMANI

11160426_10206530708729535_694231516_nHanno tra i 17 e i 26 anni. Qualcuno studia, altri lavorano. Sono nati in Italia, in Marocco, in Macedonia. In comune hanno una cosa: la fede nell’Islam. Ecco perché, nel Dicembre 2013, hanno dato vita anche a Rimini ad una sezione GMI (Giovani Musulmani Italiani), un’associazione di promozione giovanile nata a Milano dall’idea di un gruppo di giovani musulmani di seconda generazione.

Si chiamano Halima, Michele, Khairiyyah, Omaima, Chady, Rim, Habib, Tarik, Mohamed, Reda e Yassin. Si incontrano insieme ad altri ragazzi una volta a settimana al Centro Giovani “RM25”, dove si svolge anche la nostra intervista. Che più che una vera e propria intervista è una chiacchierata corale, un confronto interessante e stimolante, congiovani dal cuore grande e dall’intelligenza vivace.

Yassin, marocchino, è stato il primo studente straniero di Chimica industriale del Campus di Rimini. È lui, insieme ad altri ragazzi, ad avere l’intuizione di creare un gruppo di giovani musulmani anche a Rimini e ha iniziato a cercare contatti tramite la creazione di un gruppo Facebook.

Mohamed, che ha 23 anni, con Omaima e Khairiyyah ha dato vita ufficialmente all’associazione e ne è diventato Presidente. Ci racconta: “Nei nostri incontri approfondiamo lo studio del Corano e i principi dell’Islam, preghiamo insieme, siamo un gruppo di amici. I nostri valori fondamentali sono famiglia, fede ed educazione. Ma non solo. In questo anno e mezzo di attività abbiamo cercato di farci conoscere, aprirci alla città. Per questo abbiamo partecipato ad eventi pubblici come il Festival Interazioni, al Mese per le Famiglie, alla Giornata Mondiale contro il Razzismo, abbiamo organizzato una cena di solidarietà per Gaza. Da qualche settimana organizziamo anche corsi di arabo con alcuni volontari. Queste sono attività per farci conoscere, ma non solo. Abbiamo capito che è necessario aprirci agli altri, per superare pregiudizi e paure. Nella provincia di Rimini ci sono 8 centri di cultura islamica: vogliamo essere di sostegno alla comunità”.

“Si parla moltissimo dei musulmani, ma mai con i musulmani” – aggiunge Omaima, dagli occhi grandi e il sorriso gentile, nata in Italia da una famiglia marocchina, ha 18 anni e frequenta l’Istituto Economico Turistico di Morciano. È diventata tristemente famosa lo scorso anno perché, a causa del velo, un albergo ha rifiutato di offrirle ospitalità per svolgere il tirocinio formativo previsto dalla sua scuola. “Per le ragazze che scelgono di indossare il velo trovare lavoro è ancora difficile. È una paura irrazionale, che nasce da una mancanza di conoscenza. Per questo l’anno scorso in piazza Cavour in occasione di Interazioni abbiamo lanciato una provocazione: “Vi sveliamo il velo”, uno stand dove provare ad indossare il velo e ad informarsi su questa usanza. Abbiamo ricevuto tantissime domande, lo stand ha suscitato interesse e curiosità e ci ha fatto molto piacere”.

Continua a leggere

#LettoDaMe: “L’adulto che ci manca” di Armando Matteo

A.Matteo (2014), L’adulto che ci manca. Perché è diventato così difficile educare e trasmettere la fede, Cittadella Editrice, Assisi, p. 112.

“Ecco dunque cosa manca nell’adulto che ci manca: la responsabilità verso il mondo in cui ha introdotto i figli e la responsabilità verso i figli che ha introdotto nel mondo”.

adultoPerché il messaggio evangelico non fa più breccia nel cuore delle giovani generazioni? Come mai sono così distanti dalle pratiche di fede e di preghiera? E le donne, da secoli fortezza e presenza silenziosa nella Chiesa, che fine hanno fatto? Perché iniziano anche loro a dileguarsi dal panorama delle nostre parrocchie? Che ne è stato del dialogo tra le generazioni?

Tante le domande che in questi anni nei suoi studi e nelle sue pubblicazioni Armando Matteo, teologo e assistente della FUCI dal 2005 al 2011, si è posto.

Le numerose questioni educative, culturali e pastorali sollevate in questi anni che hanno stimolato in noi e nella comunità ecclesiale così ampio dibattito e interrogativi, sembrano trovare però un comune denominatore nel tema scelto per la sua ultima fatica editoriale.

“L’adulto che ci manca” è la perfetta descrizione di un mondo adulto che non è più come quello di una volta, il ritratto di una generazione – in particolare quella nata tra il 1946 e il 1964 – che appare oggi incapace di educare e trasmettere ai più giovani i contenuti della fede.

Una generazione incatenata al mito dell’eterna giovinezza, incapace di mostrare ai più giovani la bellezza e l’affidabilità della vita adulta, una generazione di “Peter Pan” e “Campanellino” che “amano più la giovinezza che i giovani” (p.20).

Il volume, agile e come sempre appassionante, oltre a riportare alcune delle riflessioni sviluppate da Armando Matteo in questi anni, è anche un’efficace sintesi di alcune delle ricerche e delle pubblicazioni più autorevoli sul tema condotte in questi anni da diversi studiosi: da Umberto Galimberti a Francesco Stoppa, da Massimo Recalcati a Franco Garelli, solo per citarne alcuni, senza dimenticare uno sguardo ad autori più classici, come Romano Guardini e Hannah Arendt.

All’idolatria della giovinezza tipica della nostra società corrisponde, paradossalmente, l’oblio dei giovani, sempre più ai margini della società e irrilevanti anche numericamente. Una generazione in panchina, fuori dal recinto (Castegnaro). E accompagnati da adulti “sempre meno all’altezza della loro esistenziale vocazione educativa e generativa” (p.41).

Il quadro è lo stesso anche in campo ecclesiale, dove si riscontra una forte estraneità dei più giovani alla religione. Una triplice crisi: dell’autorità, dell’amore e del desiderio che rende sempre più difficile educare e trasmettere la fede. Un “deserto che cresce sotto la spinta di logiche neocapitalistiche e per nulla interessate all’umano e alla sua felice destinazione” (pag. 104).

Eppure anche in questo scenario così complesso possiamo scorgere un orizzonte incoraggiante e di speranza nell’osservare come le giovani generazioni questo deserto stiano “imparando ad abitarlo diversamente, sfidandolo e affrontandolo con pratiche di nuova umanità”. Perché “il deserto può sempre fiorire, annuncia il profeta biblico” (p. 104).

E allora anche la comunità ecclesiale è chiamata in questa prospettiva a giocare la sua parte e a cambiare rotta, facendosi carico di un nuovo compito: quello di rievangelizzare l’adultità.

Il merito di questo testo, così come dei precedenti volumi di Armando Matteo, è quello di non offrire soltanto un’analisi – seppur lucidissima – del contesto attuale ma di offrire altresì delle risposte, delle suggestioni, delle direzioni di lavoro e di impegno valide per il mondo adulto e per tutta la comunità ecclesiale. Riflessioni che chiamano in causa ciascuno di noi ricordandoci sempre che il vero antidoto ad ogni idolo postmoderno, come lo stesso Papa Francesco ci ha indicato, è uno soltanto: la “grande gioia di credere”.

Silvia Sanchini

in: “Ricerca – Bimestrale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana”, Numero 11/12- Novembre/Dicembre 2013

http://ricerca.fuci.net/22/02/2015/ladulto-che-ci-manca-perche-e-diventato-cosi-difficile-educare-e-trasmettere-la-fede/

Dieci buoni motivi per andare a Camaldoli

20140601_083213Di ritorno da un fine settimana a Camaldoli per parlare di “Secolarità del Cristianesimo. Responsabilità e competenza dei laici” con il gruppo di “Cristiani in ricerca”, ecco i miei dieci buoni motivi per cui vale sempre la pena trascorrere qualche giorno in uno dei Monasteri benedettini più importanti e apprezzati d’Italia.

  1. Per chi crede: per approfondire i contenuti della propria fede, in un clima di autentico dialogo, confronto, libertà, per riscoprire il gusto di una liturgia curata e partecipata, perché qui è possibile approfondire la conoscenza della Scrittura e della teologia con i migliori studiosi d’Italia.
  2. Per chi non crede o per chi è in ricerca, allo stesso modo, per confrontarsi con una realtà libera da pregiudizi, capace di mettersi in ascolto sincero e di confrontarsi.
  3. Per chi ama la natura, perché il Casentino è uno dei paesaggi più verdi e rilassanti d’Italia, cornice ideale per qualche giorno di riposo a contatto con l’ambiente.
  4. Per chi ama la buona cucina, perché tra affettati, porcini e schiacciate c’è l’imbarazzo della scelta. E se qualcosa rimane sullo stomaco, basta un buon bicchierino di Laurus 48 per digerire tutto.
  5. Se cercate un po’ di solitudine e silenzio, se avete bisogno di uno spazio in cui ritemprarvi e trovare voi stessi. A Camaldoli scordatevi televisione, rete per i telefonini, wi-fi. Per ricordarsi che c’è vita senza smartphone! E se volete vivere davvero un’esperienza ritirata, non perdete le possibilità di fermarvi qualche giorno all’Eremo.
  6. Se cercate invece compagnia e volete fare nuovi incontri, perché potete scegliere tra una vasta gamma di corsi, proposte, settimane di studio, cultura e spiritualità specifici per ogni fascia d’età, dalle proposte per i più giovani a quelle per gli adulti, in cui ritrovarvi a riflettere con persone provenienti da tutta Italia e non solo.
  7. Per sfatare molti pregiudizi e stereotipi sulla vita monastica. Se pensate ai monaci come persone serie, silenziose, staccate dal mondo qui potrete ricredervi e trovare invece una comunità accogliente e ospitale, variegata e curiosa, divertente e un po’stralunata, impegnata nelle attività più disparate: dallo studio al lavoro agricolo, dalla gestione della Foresteria alla preparazione dei prodotti per la celebre Farmacia.
  8. Se amate l’arte e la storia, perché la Toscana è da sempre culla della cultura e qui potrete trovare tante chicche: da una tela di Vasari alle opere di autori contemporanei che qui scelgono di esporre i loro dipinti, le loro fotografie, le loro sculture.
  9. Se amate i libri: la libreria del Monastero, recentemente rinnovata, è un luogo speciale dove trovare una vasta selezione di titoli, accuratamente scelti, non solo legati all’esperienza monastica ma anche libri di storia e cultura, narrativa, libri per bambini, biografie.
  10. Per don Benedetto Calati, per proseguire la tradizione della FUCI iniziata con Montini, per fare lunghe passeggiate, per vedere un luminosissimo cielo stellato, per le tisane con il miele…e per tutti gli infiniti altri motivi che ciascuno potrà scoprire e trovare in questa oasi di pace che da più di mille anni è punto di partenza e approdo sicuro per tanti che hanno la fortuna di passare anche solo per caso di qua.

20140601_103304 20140601_083907

Chiara Scardicchio: la scoperta dell’autismo, la rinascita, la gratitudine

Oggi 2 Aprile è la Giornata Mondiale dell’autismo. Se vi va di spendere 5 minuti del vostro tempo per leggere le parole di Chiara Scardicchio e ascoltarla nel video realizzato da Icaro TV, vi assicuro che saranno minuti spesi bene!

1898136_10202544787132866_1395961264_nAntonia Chiara Scardicchio è nata a Bari nel 1974, ma racconta di essere rinata una seconda volta undici anni fa quanto ha dovuto ripensare totalmente la sua esistenza nel vivere l’avventura della maternità con una bimba speciale, Serena. Chiara Scardicchio è anche docente e ricercatrice in Pedagogia all’Università degli Studi di Foggia e si occupa dal 1997 di progettazione e formazione nei contesti dell’educazione e della cura. È autrice di alcune pubblicazioni: Logica e Fantastica. “Altre” parole nella formazione (Ets, 2012); Il sapere claudicante. Appunti per un’estetica della ricerca e della formazione (Mondadori, 2012); Adulti in gioco. Progettazioni formative tra caos, narrazione e movimento (Stilo, 2011). Di recente ha pubblicato il volumetto Madri… Voglio vederti danzare, un libro che racconta del suo amore per Serena ma in generale dell’essere madri e genitori in un percorso fatto di dolore, redenzione, bellezza (presentato a Rimini lo scorso 7 marzo). Un “breviario di felicità” nato su iniziativa di un’amica di Chiara: Antonella Chiadini, medico e giornalista riminese, per contribuire a sostenere la spesa per il sostegno scolastico di Serena, quest’anno negato a causa di un ennesimo taglio alla spesa pubblica.

Che cosa ha significato per lei scoprirsi madre di una bimba come Serena?
Ho sempre basato la mia vita e la mia professione sulla parola. Le parole (tante) che uso per relazionarmi agli altri, le parole che leggo e che scrivo nel mio lavoro di insegnante e ricercatrice e per passione. Provate a pensare che paradosso per me trovarmi ad essere madre di una bimba che non parla. All’inizio anch’io mi sono trovata senza parole, chiusa nel mio dolore e nel mio silenzio, ho smesso di scrivere e avevo sempre meno voglia di parlare. Poi nel silenzio ho trovato parole nuove e questa è stata per me una seconda nascita. Scrivere per me è diventato anche un modo di prendermi cura di me stessa, di conoscermi, di resistere e di sbrogliare i miei pensieri, dando un nome alle mie paure. Ma soprattutto scrivo per raccontare ad altre madri la possibilità di vivere in maniera nuova e diversa la propria maternità.

Continua a leggere

La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa.

Immagine“Ma dove sono finite le mie coetanee?”, è la domanda con cui si apre il libro: “La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa” (Rubbettino 2012) di don Armando Matteo: teologo, classe 1970, già assistente nazionale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e autore di numerosi testi sul rapporto tra cristianesimo e modernità tra cui il molto dibattuto “La prima generazione incredula”.
Dopo essersi interrogato sulla crescente estraneità dei giovani all’esperienza di fede, don Armando Matteo torna a provocare con la consueta intelligenza e a stimolare il dibattito ecclesiale evidenziando come anche il rapporto tra le donne e la Chiesa, riferendosi in particolare alla generazione delle quarantenni, mostri oggi i primi segni di cedimento dopo secoli in cui le donne hanno assunto un ruolo da indiscusse protagoniste nel compito della trasmissione della fede alle nuove generazioni.
“La fuga delle quarantenni” è stato presentato lo scorso 8 Febbraio presso la Biblioteca Diocesana E. Biancheri nell’ambito del ciclo di incontri “Colazione con l’autore” promossi in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose A. Marvelli, la Libreria Pagina e il Servizio Diocesano per il Progetto culturale.
Di alcuni degli snodi più interessanti emersi dalla presentazione del libro e dal vivace dibattito scaturito a margine dell’incontro, discutiamo proprio con l’autore.

Nel suo libro parla di un grande cambiamento culturale che sta coinvolgendo l’universo femminile. Che cosa sta accadendo?
Veniamo da secoli in cui esisteva una priorità maschile molto netta, quasi data per scontata. Oggi stiamo finalmente assistendo a una grande rivoluzione culturale e sociale. Sono d’accordo con il sociologo francese Alaine Touraine che qualche anno fa ha pubblicato il libro “Il mondo è delle donne”, evidenziando come le donne stiano divenendo il motore di un profondo cambiamento. Basti pensare per esempio ai dati sulle laureate in Italia, oggi di gran lunga superiori ai loro coetanei maschi. Questi cambiamenti coinvolgono, naturalmente, anche il vissuto delle nostre chiese.

Cosa è cambiato nelle donne nate dal 1970 in poi?
Per secoli la Chiesa si è affidata quasi esclusivamente alle donne (in quanto madri, insegnanti, catechiste, suore) per trasmettere la fede alle nuove generazioni. Ma numerose ricerche condotte in questi anni ci mostrano che a partire dalla generazione delle quarantenni questa tendenza sta profondamente cambiando. L’alleanza tra donne e Chiesa non è più così stretta, anzi, si riscontra un progressivo allontanamento non solo degli uomini ma anche delle giovani donne dalle pratiche di fede. E questo è un elemento assolutamente innovativo nella storia della Chiesa.

Continua a leggere

Camaldoli. Un porto sicuro a cui tornare.

7519_1204523840429_3830625_nSolo a Camaldoli può succedere di fare colazione e trovarsi a fianco Enzo Bianchi. Solo a Camaldoli e grazie alla FUCI puoi incontrare 80 giovani che si ritrovano insieme per interrogarsi sulle beatitudini e sulla vita di fede in un clima di amicizia, approfondimento sereno e pace. Solo a Camaldoli trovi una comunità pronta ad accoglierti e a farti sentire come a casa in ogni momento. Per questi e per molti altri motivi per tanti di noi, per intere generazioni di fucini e non solo, Camaldoli è sempre quel porto sicuro a cui tornare per riscoprire e riassaporare la bellezza di una vita autenticamente cristiana.