“Vuoi restare a Roma o tornare a Rimini?”.
Quando mi ripetono questa domanda, le persone dimenticano che esiste a volte uno scarto insormontabile tra desiderio e realtà.
Ci sono scelte che prendiamo per assecondare sogni e volontà. Ma ci sono decisioni che, invece, richiedono di essere assunte in base a spietati criteri di sopravvivenza.
Le prime, nella mia vita, sono state poche.
Molto più spesso sono stata condizionata da contingenze di natura economica, personale, o da motivi di salute.
E la favola del “se vuoi, puoi” ha smesso di incantarmi molti anni fa.
Non so dove mi condurranno la vita o le necessità.
Ma posso dire come Roma e Rimini – due poli intorno a cui da anni ruota la mia esistenza – rappresentino molteplici sfide e variabili mondi.
Roma è la sorella maggiore che, a volte, mi convoca.
Rimini è madre e matrigna, porto sicuro ma anche trappola.
Quando sono a Roma mi sembra di stare al centro del mondo, come se davanti a me si spalancassero infinite possibilità.
Roma è la città in cui incontri uno dei tuoi scrittori preferiti al supermercato e puoi scambiarci quattro chiacchiere davanti al bancone dei surgelati.
È il luogo in cui può capitarti di essere invitata ad eventi incredibili, in location da sogno, dove tutto sembra potere accadere.
In cui partecipare attivamente alla vita del quartiere è interessante e stimolante.
Se Roma è realismo magico, Rimini è solo realismo. È la casa degli affetti, di chi ti conosce da quando eri bambina e ti accetta per quello che sei. Il tuo bar preferito dove tutti ti salutano, l’osteria del Borgo in cui mangiare quella piadina buona come fatta in casa. È la brezza e il profumo del mare a riempirti di ossigeno i polmoni.
Sotto la sua patina di mondanità e ricchezza, Roma nasconde anche tanto di più.
Perché Roma è anche la città di Ada che ogni mattina si sveglia alle 4 per viaggiare da Primavalle all’Esquilino e fare le pulizie prima in un ufficio e dopo in una scuola, e poi tornare a casa e prendersi cura di un figlio con una grave disabilità. I portici di piazza Vittorio sono la casa di Amir, che come me ha cercato di rincorrere nella Città Eterna il sogno di un lavoro e di una vita piena e oggi si ritrova solo, nell’indifferenza di tanti. È la Roma di Giorgia, studentessa fuori sede, che spende 700 euro al mese per una stanza in affitto che cade a pezzi.
Io tante volte a Roma mi sono sentita piccola, costretta a uscire di casa con una corazza molto spessa pur di non soccombere.
Anche Rimini è più della narrazione che la vuole solo modaiola e divertente. A Rimini ci sono Elena e Enrico che da anni cercano una casa senza trovarla: molto più remunerativo per i proprietari di immobili affittare ai turisti che a una giovane coppia in cerca di stabilità. Oppure Amadou e Jenny, costretti ad accettare lavori in nero e sottopagati durante la stagione estiva per sopravvivere.
Roma è antichità e bellezza, è goliardia e romanticismo, è spiritualità ma anche indifferenza.
È inferno e paradiso in uno stesso sguardo.
Rimini è quiete e provincia, efficienza ma anche chiusura, una città che sicuramente negli ultimi anni ha completamente trasformato la sua estetica e ampliato la sua offerta culturale.
Rimini è una città accogliente, con un tessuto di associazioni di volontariato ricco e variegato, un territorio che ha aperto le porte a tanti. Protezione e limiti al tempo stesso.
“Ah, ma allora sei tornata a casa?”
Ecco un’altra domanda a cui non so rispondere e che ogni volta mi mette a disagio.
Dov’è casa? Cos’è casa?
Roma mi ha sempre chiesto molto poco, restituendomi infinite volte di più in modi che neppure potevo immaginare. Stare lontana da Roma è ogni volta uno strappo doloroso.
Io e te, Rimini mia, abbiamo invece sempre fatto a pugni. Ho impiegato una vita per sentirmi a casa qui, in questi luoghi dove non ero mai abbastanza.
A Rimini ho dato tanto. E ho pagato, per questo, un prezzo sempre molto alto.
Perciò no, non posso dire se resterò a Roma o tornerò a Rimini. Non so dirvi con certezza dove sia casa.
Mi sento così: estranea e sospesa.
Non riesco a rispondere senza tenere insieme tutta questa complessità.
Non so immaginare cosa farò ma una cosa è certa: di tutto questo, ancora una volta, scriverò, perché tutte le città e tutte le storie meritano di avere voce, meritano di essere viste in profondità e di essere raccontate.
Silvia Sanchini
Qualche mese fa ho scritto questo racconto per un Concorso letterario, intitolato “Le Città Nascoste”. Non ho vinto (ovviamente), ma lo condivido con voi.