Una nuova alleanza tra le generazioni. Il Rapporto Giovani 2013 a Rimini

ImmagineSi parla molto di giovani in Italia, soprattutto negli ultimi anni. Ma poco si fa ancora in concreto per dare vere risposte alle nuove domande di cui le giovani generazioni sono oggi portatrici. Il “Rapporto Giovani”, curato dall’Istituto Giuseppe Toniolo, muove proprio da questa consapevolezza: per offrire risposte è innanzitutto necessario mettersi in ascolto del mondo giovanile, superare luoghi comuni e letture parziali della realtà, effettuare una osservazione e analisi autentica dei cambiamenti in atto. Ecco quindi l’idea di un Osservatorio per conoscere e migliorare la condizione dei Millenials, cioè di quei giovani under 30 che sono diventati maggiorenni dopo il 2000. Una ricerca condotta operativamente da Ipsos nel 2012 su un campione di 9.000 persone tra i 18 e i 29 anni in tutto il territorio nazionale.
Gli esiti di questa indagine, pubblicati nel volume “La condizione giovanile in Italia” (Il Mulino 2014), sono stati presentati a Rimini lo scorso 11 Aprile grazie a un’iniziativa del Centro Culturale Paolo VI in collaborazione con l’Istituto Toniolo e con il patrocinio del Comune di Rimini. L’incontro dal titolo “Giovani: non spettatori ma protagonisti. Ma misi me per l’alto mare aperto… (Inferno XXVI,100)” è stato realizzato nella significativa cornice dell’Aula Magna dell’Università di Bologna – Campus di Rimini.

“Ci sono molti luoghi comuni sui giovani” – ha evidenziato Paola Bignardi, pedagogista e coordinatrice del progetto – “ma il Rapporto ha messo in luce come i giovani siano molto meno schizzinosi e bamboccioni di come li descriviamo o vogliamo credere… Esiste piuttosto uno scarto profondo tra la realtà, sempre più complessa e precaria, e i desideri di autonomia e appartenenza che sembrano abitare il cuore dei più giovani“.

“Un altro dato colpisce profondamente nella ricerca: l’assenza di fiducia che i più giovani ripongono nel mondo adulto. I politici sono all’ultimo posto in questa classifica mentre è straordinario il successo riscosso da una figura come quella di Papa Francesco, anche per i giovani che si dichiarano non credenti. Questo ci dice molto delle responsabilità del mondo adulto e di come i più giovani siano in cerca soprattutto di figure di riferimento coerenti e credibili”.

“Tra gli stimoli che il Rapporto Giovani offre” – ha commentato poi Giuseppe Savagnone, docente di formazione politica al “Centro Arrupe” di Palermo – “vi è sicuramente la necessità di ripensare al rapporto tra autonomia e libertà. Ci crediamo più liberi rispetto al passato, e in parte sicuramente lo siamo, ma dimentichiamo un aspetto fondamentale della libertà: non c’è libertà senza l’altro! Senza l’altro anche il mio io appassisce e i desideri si spengono. Il concetto di libertà si lega indissolubilmente a quello di responsabilità. Spesso il mondo adulto si pone davanti ai giovani completamente a mani vuote. Deve invece riscoprire la capacità di offrire alle nuove generazioni desideri profondi e motivi veri per cui la vita valga la pena di essere vissuta…

Ha concluso Emilio Rebecchi, psichiatra e psicoterapeuta, evidenziando la presenza di un altro aspetto fondamentale messo in luce nel Rapporto: “Non può esserci autonomia senza lavoro, e questa situazione di fatica e precarietà che vivono tanti giovani dal punto di vista lavorativo è uno dei limiti più forti alla loro realizzazione ed emancipazione. Dobbiamo tornare a trasmettere ai più giovani che non sono i consumi che contano, ma i valori”.

I tre relatori sono stati sollecitati nella loro presentazione anche dalle domande di alcuni gruppi giovanili presenti, in particolare l’Associazione universitaria Slash e la Gioc (Gioventù Operaia Cristiana) riminese. Tanti i temi sollevati dai portavoce delle due associazioni, Luca Carrai e Davide Melucci, che hanno innanzitutto evidenziato la mancanza di positività che il mondo adulto spesso trasmette ai più giovani e che li porta a chiudersi in se stessi e all’apatia ma anche la mancanza di ascolto, dialogo e spazio per il protagonismo delle nuove generazioni e la mancanza di una solidarietà intergenerazionale che andrebbe invece riscoperta e ricostruita. Perché i giovani ci sono e hanno voglia di impegnarsi, anche per gli altri.

Suggestive le risposte. Se è vero, infatti, che è necessario un ripensamento del rapporto tra le generazioni a partire innanzitutto da una revisione del mondo adulto e delle istituzioni (politiche, educative, ecclesiali), è altrettanto vero che anche ai più giovani è richiesto di riscoprire la capacità di pensare e pensarsi nel futuro, scrutando il mare come Telemaco che attendeva il ritorno del padre Ulisse.
Solo da una nuova alleanza tra adulti responsabili e giovani capaci di guardare oltre l’orizzonte sarà possibile provocare dei cambiamenti positivi e offrire nuove e reali possibilità.

Silvia Sanchini

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