Se pensi al successo di certe cantanti sgraziate tanto di moda o di presunte influencer prive di contenuti, ti chiedi come sia possibile che Margherita Vicario sia ancora così poco conosciuta dal grande pubblico.
Margherita Vicario è attrice, musicista, compositrice, regista. Margherita canta, scrive, suona, recita. È divertente e non si prende troppo sul serio.
È talento puro e cristallino.
Nei suoi brani racconta una generazione, quella dei trentenni (perché, come dice lei, i “30 sono molto meglio dei 20!”) alle prese con la loro ordinarietà e al tempo stesso le loro vite precarie in cui i grandi obiettivi sembrano essere ancora lontani dall’essere raggiunti. Tratta temi importanti – patriarcato, violenza, immigrazione – ma senza quell’aria da guru un po’snob.
Margherita racconta anche la sua città, Roma, con tutta la sua struggente bellezza e le sue contraddizioni, in cui anche il benzinaio può essere un poeta, come racconta in questa intervista parlando del brano “Mandela”: “Mandela è un giro in motorino in una notte di primavera. È ‘Vacanze Romane’ all’Esquilino, un quartiere del mondo. Un quartiere che è un mondo”[1].
Una gioia ascoltarla in occasione del Festival riminese “Le città visibili”, che da anni ci permette di accogliere e incontrare a Rimini grandi artisti. E la doppia anima di attrice e musicista di Margherita la rende perfetta per un Festival che mette la cultura e il teatro al centro.
Ed è così bello tornare ad ascoltare musica dal vivo dopo i mesi di lockdown, anche se costretti a ballare restando seduti, anche se distanti.
Ma la musica di Margherita, insieme alla tastiera di Alessandro Pollio e alla voce di Micol Touadi, ti avvolge e riempie la scena.
Margherita Vicario è una giovane donna intelligente, mai banale, poliedrica. Rompe gli schemi e supera tutti i clichè e le convenzioni sociali con garbo e ironia. È indomita e libera, e per questo è bellissima.
[1] https://www.artwave.it/musica/protagonisti/la-lezione-dumanita-di-margherita-vicario-la-trentunenne-che-sta-salvando-il-pop/
Silvia Sanchini
Pingback: I miei Oscar culturali 2020 | Riportando tutto a casa