«Dov’è tuo fratello?». Papa Francesco a Lampedusa

Signore in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo, Padre, perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore; Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».

Papa Francesco, Lampedusa 8 Luglio 2013

Oggi a Lampedusa insieme a Papa Francesco c’ero anch’io, c’eravamo tutti. Mi sono sentita lì insieme ai ragazzi che quotidianamente incontro e che accogliamo. Ho pensato ai volti di Omar, Mohammed, Ahmed…alle loro storie, ai loro racconti spesso ambientati proprio a Lampedusa, alle loro paure, alle loro speranze, ai loro incubi ricorrenti, al peso della responsabilità per le loro famiglie che – ancora troppo giovani – si caricano sulle spalle.

Papa Francesco ha parlato di giovani mamme, di uomini in preda alla disperazione…ma per me il volto dell’immigrazione oggi è soprattutto il volto di centinaia di bambini e adolescenti che ogni giorno arrivano, completamente soli, nel nostro paese per poi approdare, quasi sempre per caso, anche nella nostra città (oggi , secondo i dati del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, i Msna in Italia sono circa 7.000, di cui 4.000 accolti in strutture).

Pensando ai loro volti, al loro coraggio, alla loro bellezza ho sentito ancora più forte il monito del Papa rivolto a ciascuno di noi. Insieme a lui anche io desidero chiedere perdono per quella bolla di sapone fatta di indifferenza dentro cui spesso ci rinchiudiamo o per tutte le volte che davanti ai luoghi comuni, ai pregiudizi e alle parole sprezzanti che sentiamo pronunciare nei confronti degli stranieri non siamo in grado di replicare o non abbiamo il coraggio di difenderli. Siamo tutti responsabili del sangue ma anche delle umiliazioni e dell’ostilità con cui ogni giorno i nostri fratelli sono chiamati a convivere.

Guardo a questi piccoli uomini e donne anche con molta fiducia, perchè passo dopo passo riescono a costruirsi un futuro concreto. Gioisco insieme a loro per una promozione a scuola o un contratto d’assunzione, rimango ammirata di fronte alla facilità con cui imparano la nostra lingua e si inseriscono nelle nostre classi o nelle nostre strutture di accoglienza.

Papa Francesco oggi ci ha ricordato con straordinaria forza la direzione in cui dobbiamo guardare per una società più vera e più umana.

O’Scià.

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foto Repubblica.it